giovedì 9 maggio 2013

L’incubo di Goljadkin


"Ora il signor Goljadkin sognava di trovarsi in un’ottima compagnia, nota per la sua arguzia e per i modi distinti di tutte le persone che la componevano; sognava che il signor Goljadkin, a sua volta,  si era segnalato in fatto di gentilezza e  di arguzia che tutti l’avevano preso a benvolere, perfino alcuni dei nemici suoi, che eran pure lì, l’avevano preso a benvolere, il che era molto gradito al signor Goljadkin; che tutti gli avevano assegnato il primato, e infine che  il signor Goljadkin in persona aveva udito con compiacenza come lì stesso il padrone di casa, tirato in disparte qualcuno degli ospiti, aveva lodato il signor Goljadkin… e d’un tratto, che è che non è, era nuovamente comparso il personaggio noto per le sue  male intenzioni e i suoi bestiali impulsi, sotto l’aspetto del signor Goljadkin minore, e lì stesso, di colpo, in un batter d’occhio, con la sua sola apparizione, il Goljadkin minore aveva demolito tutto il trionfo e tutta la gloria del signor Goljadkin maggiore, eclissato con la sua persona il Goljadkin maggiore, calpestato nel fango Goljadkin maggiore e infine chiaramente provato che il Goljadkin maggiore non era affatto quello che sembrava, ma era e questo e quello e, di conseguenza, non doveva e non aveva il diritto di appartenere alla società delle persone benintenzionate e di belle maniere.  E tutto ciò era accaduto a tal segno rapidamente che il signor Goljadkin maggiore non aveva neppur fatto in tempo ad aprir bocca, che già tutti si erano dati anima e corpo allo scandaloso e falso signor Goljadkin e col più profondo disprezzo avevano respinto lui, il vero e innocente signor Goljadkin. Non restava più una persona, nemmeno la più insignificante di tutta la compagnia, a cui l’inutile e falso signor Goljadkin non si fosse strofinato a modo suo, nella maniera più sdolcinata, a cui non avesse fatto la corte a modo suo, davanti alla quale non avesse bruciato, al suo solito, un qualche incenso dei più gradevoli e dolci, cosicché la persona incensata annusava soltanto e starnutiva fino alle lacrime, in segno di supremo piacere. E, soprattutto, ciò avveniva in un attimo: la rapidità di mosse del sospetto e inutile signor Goljadkin era meravigliosa! Ha appena avuto il tempo, per esempio, di strofinarsi  a uno, di guadagnarne la benevolenza, e in meno d’un batter d’occhio eccolo già presso un altro. Liscia, liscia quest’altro alla chetichella, strappa un sorrisino di condiscendenza, spara un calcetto con la sua gambetta cortina, tondella, abbastanza rigidetta del resto, ed eccolo già con un terzo, e già corteggia il terzo e liscia amichevolmente anche lui; non hai il tempo di aprir la bocca, di piombare dallo stupore, che lui è già presso un quarto, e col quarto è già negli stessi rapporti; è un orrore: una stregoneria, e basta! E tutti sono lieti di vederlo, e tutti lo amano, e tutti lo decantano, e tutti proclamano in coro che la sua gentilezza e la tendenza satirica del suo ingegno sono incomparabilmente superiori alla gentilezza e alla tendenza  satirica del vero signor Goljadkin,  e in tal modo svergognano il vero e innocente signor Goljadkin, e respingono il verosimile signor Goljadkin, e già cacciano a urtoni il bene intenzionato signor Goljadkin, noto per il suo amor del prossimo!... Pieno di angoscia, di orrore, di furore, il martoriato signor Goljadkin corse fuori sulla via e cercò di noleggiare una vettura per volare direttamente da sua eccellenza, e, se non da lui, almeno da Andréj Filìppovič, ma… orrore! I vetturini in nessun modo acconsentivano a portare il signor Goljadkin: «Non è possibile, signore, dicevano, portare due persone perfettamente simili; una brava persona cerca di vivere secondo onestà, e non in qualunque maniera, e non ha mai doppia esistenza»In una frenesia di vergogna il perfettamente onesto signor Goljadkin si guardava intorno, e in realtà si sincerava egli stesso, coi propri occhi, che i vetturini e Petruška, messosi in combutta con loro, erano tutti nel loro diritto; giacché il depravato signor Goljadkin si trovava realmente pure lì, accanto a lui, a non grande distanza da lui e, seguendo le vili consuetudini dell’indole sua anche lì, anche in quel critico caso senza fallo si accingeva a fare qualcosa di oltremodo sconveniente, che non rivelava per nulla la speciale nobiltà di carattere che si riceve di solito con l’educazione: nobiltà di cui tanto si gloriava a ogni favorevole occasione il ripugnante signor Goljadkin secondo. Senza aver coscienza di sé, pieno di vergogna e di disperazione, il perduto e assolutamente retto signor Goljadkin si diede a correre: dove lo portavan le gambe, in balìa del destino, all’impazzata; ma ad ogni suo passo,  a ogni colpo della sua gamba sul granito del marciapiede, balzava fuori, come di sottoterra, un altro perfettamente simile e, per la depravazione del cuore, ripugnante signor  Goljadkin. E tutti questi individui perfettamente simili, subito dopo la loro apparizione, si buttavano a correre uno dietro l’altro, e in una lunga serie, come una fila di oche, si stendevano e arrancavano dietro il signor Goljadkin maggiore, cosicché venne infine al mondo uno spaventoso visibilio d’individui perfettamente simili… cosicché tutta la capitale fu infine stipata di quei perfetti simili, e un agente di polizia, vedendo una tale offesa al decoro, fu costretto a prendere tutti quei perfetti simili pel bavero e a cacciarli in una garitta che si trovava per caso al suo fianco… Intorpidito e agghiacciato dall’orrore, sentiva che anche nella veglia si passava il tempo ben poco più allegramente…. Provava una sensazione penosa, tormentosa… Lo assaliva un’angoscia tale, come se qualcuno gli rosicchiasse il cuore nel petto…"

Il sosia", 1866, F.Dostoevskij (dalla raccolta "Racconti e romanzi brevi"), pp.272,273,274



Copia di "Riproduzione vietata"di R. Magritte
(da https://www.flickr.com/photos/rokepaintsportraits/4084910401)




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