mercoledì 16 maggio 2012

Un caso pietoso

Aveva una strana abitudine autobiografica che gli faceva comporre di volta in volta nella sua mente una breve frase su sè stesso, col soggetto in terza persona e il verbo al passato remoto. [...] Cenava in una trattoria in George's Street dove si sentiva al sicuro dalla gioventù dorata di Dublino e dove c'era una certa genuinità nella lista del cibo. Le sue serate le passava o davanti al piano della sua padrona di casa o vagando per i sobborghi della citta. La sua passione per la musica di Mozart a volte lo portava all'opera o a un concerto queste erano le uniche dissipatezze della sua vita. Non aveva nè compagni nè amici, nè chiesa nè credo. [...]
Una sera si ritrovò seduto vicino a due signore nella Rotonda. La sala, con poche persone e silenziosa, faceva prevedere un desolante fiasco. La signora che sedeva più vicino a lui guardò un paio di volte la sala deserta e poi disse:
- Che peccato che ci sia così poca gente nella sala stasera. E' tanto brutto cantare davanti a delle poltrone vuote.
Lui raccolse l'osservazione come un invito a parlare. Fu sorpreso nel notare come lei fosse tanto disinvolta. Mentre parlavano lui cercò di fissarla nella memoria. [...] Il suo viso, che doveva essere stato bello, aveva ancora un'aria intelligente. [...]
Poichè suo marito era spesso fuori per lavoro e sua figlia fuori per dare lezioni di musica, Mr Duffy aveva molte occasioni per godere della compagnia della signora. Nè lui nè lei avevano avuto avventure simili in precedenza e neanche ci trovavano qualcosa di sconveniente. A poco a poco lui intrecciò i propri pensieri con quelli di lei. Lui le prestava libri, le dava delle idee, divideva la vita intellettuale con lei. Lei ascoltava tutto. Qualche volta in cambio delle sue idee lei gli dava qualche episodio della propria vita. Quasi con sollecitudine materna lei lo spingeva ad aprire appieno la sua natura: lei divenne il suo confessore. [...]
Lei gli chiese perchè non scrivesse i suoi pensieri. Per che cosa? le chiese, con sprezzo cortese. Per competere con quei mangiaparole, che non erano capaci di pensare consecutivamente per sessanta secondi? Per sottomettersi alla critica di un'ottusa borghesia che affidava la sua moralità ai poliziotti e la sua arte agli impresari?
Lui andava spesso al villino di lei fuori Dublino; spesso passavano la serata da soli. A poco a poco, mentre i loro pensieri si univano, parlavano di argomenti meno remoti. La compagnia di lei era come terra calda per una pianta esotica. Molte volte lei si tratteneva dall'accendere la lampada, e lasciava che il buio li circondasse. La scura stanza discreta, la loro solitudine, la musica che ancora vibrava nelle loro orecchie li univa. Questa unione lo esaltava, gli smussava i profili affilati del suo carattere, eccitava la sua vita mentale. Qualche volta si sorprendeva ad ascoltare il suono della sua stessa voce. Lui non pensava che agli occhi di lei, aveva raggiunto una sfera angelica; e, mentre legava a sè sempre più strettamente la natura fervida della sua compagna, sentiva la strana voce impersonale che riconosceva come sua, e che insisteva sull'incurabile solitudine dell'anima. Non possiamo darci agli altri, diceva; siamo solo nostri
Una sera la chiusa di uno di questi discorsi fu che Mrs Sinico, che aveva mostrato i segni di un'insolita eccitazione, prese la mano di lui appassionatamente e la premette sulla sua guancia. Mr Duffy fu molto sorpreso. Lei aveva interpretato le sue parole in un modo che lo aveva disilluso. [...]
Passarono quattro anni. Mr Duffy tornò alla sua piatta vita. Una delle sue frasi, scritta due mesi dopo il suo ultimo incontro con Mrs Sinico, diceva: "L'amore tra uomo e uomo è impossibile perchè non può esserci rapporto sessuale, e l'amicizia tra uomo e donna è impossibile perchè non può esserci un raporto sessuale". Si tenne lontano dai concerti per non incontrarla. [...]  
Inveì contro la rettitudine della sua vita; sentì che era stato escluso dal banchetto della vita. Un essere umano sembrava averlo amato e lui gli aveva negato la vita e la felicità: l'aveva condannata all'ignominia, ad una morte vergognosa. [...]
Non la sentiva più vicino a lui nè sentiva la sua voce sfiorargli l'orecchio. Aspettò per qualche minuto. Non riusciva a sentire niente: la notte era perfettamente silenziosa. Ascoltò ancora: perfettamente silenziosa. Sentì di essere solo. 

~James Joyce, "Un caso pietoso" (da "Gente di Dublino")

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