domenica 20 novembre 2011

Riva del mare nella luce della luna

Come dicevo in un altro post (Il viandante sul mare di nebbia), ho scritto quest'analisi ai tempi del liceo. Ricordavo male, però: non era l'analisi a esser lunga quattro pagine, bensì l'intero lavoro, comprendente anche un'introduzione sul Romanticismo e sull'opera di Friedrich pittore. Essendomi già abbondantemente soffermata sui temi della sua pittura ometterò questa parte, riportando esclusivamente un preambolo al periodo culturale in cui il Nostro era in attività (e l'analisi stessa).

Il Romanticismo fu un movimento che investì letteratura, arte, filosofia, musica, più in generale, il modo di pensare e la cultura a cavallo fra la fine del '700 e l'inizio dell'800; non ha nè collocazione ben definita nel tempo, nè caratteristiche che lo delimitino rigidamente, assume invece caratteristiche differenti a seconda della nazione che lo accoglie, a caratterizzarne il nazionalismo. Convive col Neoclassicismo, ed entrambi sono l'espressione della ricerca di un rifugio sicuro nel passato. Il Neoclassicismo però puntava sulla razionalità e l'equilibrio, rifugiandosi nella classicità, mentre il Romanticismo, al suo opposto, esaltava il sentimento, la natura, il misticismo, l'inseguimento delle passioni - quindi una mancanza di equilibrio - rifugiandosi in un passato più prossimo, quello del Medioevo, e rigettando la razionalità illuministica e la regola, percepite come una forzatura.
La fase, per dir così, 'fetale' del Romanticismo è stato il movimento tedesco dello Sturm und drang (tempesta ed impeto), dalla Germania fu poi portato in tutta Europa grazie ad August Schlegel e Madame De Stael. Nato dapprima come momento d'incontro fra amici, assumerà poi carattere formale attraverso l'elaborazione teorica delle sue caratteristiche (ovvero la "Preface to lyrical ballads" di W. Wordsworth) e la fondazione della rivista Athenaum. Attorno a questo fulcro ruoteranno personaggi importanti come i filosofi Fichte ed Hegel (i padri dell'Idealismo), il pittore Friedrich (del quale ci accingeremo a raccontare) e lo scrittore Goethe (che scriverà "I dolori del giovane Werther" proprio nell'anno in cui nasce Friedrich, e che successivamente conoscerà il pittore di persona).
Caspar David Friedrich nasce il 5 settembre del 1774 a Greifswald, un cittadina vicino al mare, le cui immagini resteranno per sempre nel bagaglio figurativo del pittore e che spesso troveremo nei suoi quadri, con l'orizzonte come simbolo di quella tensione verso l'altrove, verso l'infinito (streben, sehnsucht).
Il quadro che prendo in considerazione è uno dei più tetri, corrispondente all'ultimo periodo della sua vita, e sembra rappresentare i meandri dell'anima dell'artista: si tratta di Riva del mare nella luce della luna (1835-'36). I colori del quadro sono tendenzialmente scuri, freddi (prevalentemente nero e blu) e l'opera è di notevoli dimensioni (130x170 cm). L'impatto che si ottiene da questa visione conferisce un senso di malinconia. Possiamo sicuramente dire che sia profondamente suggestivo se consideriamo autobiograficamente il quadro: infatti in questo periodo "la sua malinconia sta virando in depressione, la riservatezza in misantropia" (Eva Di Stefano).
Questo quadro è collocato alla fine del fascicolo sul pittore curato da Eva Di Stefano, ed ha costituito il 'colpo di grazia' al mio gradimento dopo la successione dei suggestivi quadri - si può quindi dire che l'intento di Friedrich di colpire "altri esseri dall'esterno verso l'interno" (cit. Friedrich stesso) sia riuscito. "Riva del mare nella luce della luna" sul fascicolo occupa quasi due pagine (ne riporto qui la scansione, sulla quale si può purtroppo notare la riga verticale di rilegatura) ed è costituito da una netta divisione fra spiaggia e mare neri - quest'ultimo con qualche sfumatura di verde - e cielo blu cobalto-grigio, attraverso una sottile linea bianca, netta al centro e sfumata alle estremità, che rappresenta il riflesso della luce lunare sulla superficie acquea.
Partendo dal basso, scorgiamo a malapena - con quel po' di luce che la luna, nascosta fra le nuvole lì alla sommità centrale del quadro, ci permette di vedere - una spiaggia scogliosa e irregolare, con alcune rocce che si protendono centralmente, sparpagliate, all'interno del mare che in questo punto è verde-bianco. Si scorgono anche un paio di barche ormeggiate sulla sinistra, e altre due in mare (delle quali si notano le vele), entrambe quasi alla stessa distanza alla riva, una a destra e una a sinistra del bacino verde del mare, a chiuderlo, continuando verticalmente le appendici laterali scure della spiaggia che si estende invece in orizzontale. In lontananza a destra si scorge una terza vela, al di là del banco roccioso, collocata come due sottili tratti grigi nella linea bianca sfumata dell'orizzonte. La zona rocciosa più prossima allo spettatore è costituita da zone di un nero più denso e meno denso, che difficilmente costituiscono forme intelligibili (appaiono infatti vagamente come scogli più alti e meno alti, non di più ci è dato scorgere) e che a una prima disattenta occhiata possono sembrare una massa nera omogenea.
La prima diagonale del quadro va da sinistra a destra partendo dal basso (all'anfratto verdognolo in cui sono collocate le due barchette, verso la terza  vela in lontananza) mentre la seconda va sempre da sinistra a destra, ma partendo all'alto questa volta (la riconosciamo se seguiamo l'andamento delle creste inferiori delle nuvole). Questo fa sì che si venga a creare sulla sinistra del quadro uno slargamento (da me interpretato come punto di partenza) e sulla destra un restringimento (punto di arrivo) che insistono sulla linea dell'orizzonte. Il cielo è gonfio di nuvole, il cui grigiore si  infittisce sulla destra, rispettando quella simmetria che abbiamo appena evidenziato. In direzione della luna (la piccola semicirconferenza bianca che si scorge in alto al margine del quadro) c'è un lieve chiarore violetto-azzurro e, sotto la coltre nuvolosa, nella zona che divide orizzonte del mare e orizzonte delle nuvole, il cielo è di un blu limpido.
Come ho interpretato questo dipinto? Stando la vita di Friedrich per volgere al termine, mi sembra ch'egli abbia voluto rappresentare le due barchette ormeggiate come simbolo dei traghetti delle anime che lasceranno la vita terrena (costituita dagli scogli neri e ormai indistinguibili) per raggiungere finalmente quell'infinito (costituito dal mare aperto e dall'orizzonte) impossibile da raggiungere in vita: è questo l'atteggiamento tipico del Romanticismo, che vedeva nella morte il ricongiungimento con l'infinito. La vela in lontananza sta appunto ad indicare il tragitto da seguire, verso l'orizzonte. Il fatto che l'orizzonte sia illuminato sottolinea che è questa la via che ora il pittore deve seguire, l'ultima rotta cui è destinato. Le due vele-'colonne d'Ercole' da superare per raggiungere l'infinito costituiscono esse stesse i mezzi con cui inoltrarvisi, quindi sono al tempo stesso limite e mezzo fra l'io-soggetto e il mondo-oggetto, segno che quella che prima sembrava una barriera insormontabile (la differenza fra individuo e universo) sta diventando adesso raggiungibile col sopraggiungere della morte, momento in cui l'individuo si rifà universo. La luna, da sempre presente in Friedrich e in tutto il suggestivo immaginario romantico, illumina l'ultimo tratto del percorso della vita dell'artista, apparendo ormai offuscata in segno di cordoglio.
Riprendendo ancora le parole di Eva Di Stefano:
"Se il Romanticismo consiste, secondo la definizione che ne dà il poeta Novalis nel 1798, nel dare a ciò che è familiare un aspetto enigmatico, al noto il prestigio dell'ignoto, al finito l'aparenza dell'infinito, la pittura di Caspar David Friedrich è il suo sigillo". E così un suggestivo e malinconico paesaggio marittimo può diventare la metafora degli ultimi giorni della vita di un Genio che si conclude.

R. V., marzo 2008