martedì 2 novembre 2010

Il viandante sul mare di nebbia

Frequentavo l'ultimo anno di liceo quando ho acquistato, assieme ad altri, un fascicolo su Friedrich, che però risulta essere fra tutti il più consultato, al punto che perde le pagine.
Ho scartato la strada artistica, ho fallito nella strada letteraria, e sono finita nel percorso di studio che più mi avvicina al mio interesse per la natura e la vita: le scienze biologiche. Ma una vena che rifiuta la razionalità e la logica degli aspetti scientifici è sempre lì da qualche parte e oggi, chissà come e chissà da dove - forse per il clima novembrino e per l'aumentare delle ore di buio - mi ha fatto ripensare a quel fascicolo e all'atmosfera dei paesaggi nordici in esso rappresentati e descritti.
"Gli occhi ingenui e severi profondamente cerchiati, [...] solitario per inettitudine al compromesso sociale e per vocazione." Così Eva Di Stefano, l'autrice del fascicolo, descrive l'uomo Caspar David Friedrich: una descrizione che inevitabilmente ha avuto un certo ascendente su di me. Gli elementi ricorrenti nella sua pittura sono rovine, tombe, orizzonti, chiari di luna, tramonti con figure (generalmente centrali al quadro) che vi si stagliano in controluce, croci su alture o nella neve, cattedrali immerse nella nebbia affiancate da abeti che ne richiamano la tensione verso il cielo "nell'analogia tra guglie di pietra e cime verdi" (scrive la Di Stefano), rocce, riserve naturali, alberi dai tronchi e dai rami contorti, velieri che simboleggiano l'anelito verso l'Altrove... tutti temi che hanno caratterizzato la pittura del Romanticismo tedesco.
Tempio di Giunone ad Agrigento (1830)


C'è finanche un paesaggio italiano, l'unico nella sua produzione, il Tempio di Giunone ad Agrigento (1830), in realtà mai veduto da Friedrich in persona ma ricostruito, immaginandolo e facendolo proprio, visualizzando un'incisione di F.Hegi.
Sempre dall'opuscolo della Di Stefano apprendo che, nei suoi primi studi artistici all'Accademia di Copenaghen, Friedrich fu influenzato nel suo universo figurativo da Albigaard, cultore di saghe nordiche. Ma se i suoi paesaggi hanno quella carica emotiva che a tratti piomba  nell'angoscia è dovuto anche al nòcciolo della sua personalità: Von Schubert, suo amico, racconta delle tendenze suicide che Friedrich dimostra "ogni qualvolta torna in visita a Greifswald, arrampicandosi sulle creste aguzze tra la furia degli elementi e lasciandosi bagnare dalla pioggia e dalla schiuma dei marosi come qualcuno che volesse volontariamente cercare la sua tomba nei flutti". Del resto lo stesso Friedrich, quando interrogato sul perchè della frequenza del tema della morte, della caducità e del sepolcro nei suoi dipinti, ha affermato: "Per vivere eternamente, spesso ci si deve arrendere alla morte", dichiarazione dell'immortalità attraverso l'arte per antonomasia, e citazione degna della più svilente diffondibilità (più semplicemente, intendo dire: tipica frase che si può trovare come descrizione nel profilo su Facebook di qualcuno... come accade a molte frasi di Jim Morrison, insomma).
Tra i miei preferiti dell'opera 'Friedrichana', oltre al notissimo Viandante sul mare di nebbia (1818) - emblema del Romanticismo su tutti i libri di letteratura e storia dell'arte - a cui associo simbolicamente il pittore stesso nel suo rapporto con la vita, e Uomo e donna che contemplano la luna (1824), azzeccatissima scelta per la copertina dell'edizione Universale Economica Feltinelli de "I dolori del giovane Werther", degni di nota anche:
innanzitutto, il minimale Monaco in riva al  mare (1808-1809) e l'inquietante Mare di ghiaccio (1824), che un po' si discostano dalle linee tipiche della pittura di Friedrich e caratteristici proprio per questo;
a seguire, secondo gusti del tutto personali e al di là di ogni valutazione artistica competente (ho prediletto alcuni dei meno conosciuti a scapito di altri più facilmente ritrovabili "in giro"):
Campagna al mattino (1822), che definirei un quadro fiero, con un grande albero nodoso ed asimmetrico al centro, sotto di esso minuscole pecore a sottolinearne la maestosità, nell'erba verde alcune tonalità più calde in contrasto col freddo azzurro delle montagne in lontananza;
La grande riserva (1835) , con "l'impressionante nitidezza visiva dell'acquitrino in primo piano [...] e il riflesso del cielo sull'acqua, luminoso come una promessa" (Eva Di Stefano), un paesaggio a cui ho pensato ascoltando Impressioni di Settembre (PFM) , ed evidentemente non sono l'unica a cui viene spontanea questa associazione, a giudicare dalle atmosfere del video dei Marlene Kuntz ;
Lo chasseur nel bosco (1814), per quel senso di perdizione di fronte all'immensità ed intricatezza della Natura;
Riva del mare nella luce della luna (1835-1836), dulcis in fundo, collocato non a caso alla fine del fascicolo - di cui allego una scansione direttamente dal suddetto (peccato per la riga di rilegatura) - poichè rappresenta il tramonto dell'uomo e del pittore Friedrich, che nel giugno del '35 afferma di non aver più speranza di rimettersi dalla  paralisi.
Riva del mare nella luce della luna (1835-1836) [clicca sul titolo per ingrandire]
Tanto mi ha colpito questo dipinto - che sul fascicolo si estende in larghezza lungo le due pagine conclusive - che gli ho dedicato quattro pagine di analisi (che non vi ripropongo in questa sede, dove già son stata prolissa*), analisi condita di impressioni personali che ai tempi del liceo ho sottoposto al parere dell'allora mia professoressa non di Storia dell'Arte, bensì di Italiano, la quale dimostrava ben più interesse per la materia rispetto alla docente che ne deteneva la cattedra (se volete, datemi della lecchina, ma a quest'ora non avrei dedicato un intervento a Friedrich se fossi stata mossa esclusivamente dal desiderio di farmi notare dalla prof). A quell'altra rivolgo i miei più sentiti ringraziamenti per non avermi insegnato un emerito della Storia dell'Arte!
Concludo con un link a un altro blog che parla di Friedrich, approfondendo sulla filosofia contenuta nella sua arte: Perchè non possiamo non dirci filosofi.

*EDIT: In seguito, fra le scartoffie del liceo, ho ritrovato la mia analisi di Riva del mare nella luce della luna e l'ho riportata; la trovate al link (basta cliccare sul titolo dell'opera).

3 commenti:

  1. Bellissimo post, al quale non saprei davvero cosa aggiungere. Confido nel fatto che pubblicherai le quattro pagine di analisi!

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    1. Volevo aggiornarti sul fatto che ho pubblicato l'analisi (un po' decurtata), se avrai voglia di leggerla! (Il link è a fine post)

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  2. http://astruserie.blogspot.com/2007/09/paolo-mantegazza-ovvero-lastruso.html

    hey, questo e' il link che mi hai richiesto. ciao e grazie

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